Contro la psichiatria e il mondo che la produce

Una storia come tante quella di Giuseppe Casu, un
venditore ambulante abusivo di Quartu Sant’Elena, in provincia di
Cagliari. Dopo che gli sbirri gli avevano notificato due multe di 5000
euro in due giorni, è stato immobilizzato e rinchiuso a causa della sua
“agitazione psicomotoria”. Il sindaco ha firmato un documento in cui
alcuni “medici”, senza aver mai visto né conosciuto Giuseppe, lo
giudicavano meritevole di un Trattamento Sanitario Obbligatorio
(ricovero coatto). Niente di eccezionale: è la pratica eseguita da ogni
sindaco in caso di “necessità” ed ogni ospedale possiede un reparto
adibito a questo tipo di  ricoveri. Il trattamento pure è stato quello
solito: Giuseppe è stato legato mani e piedi per sette giorni ed
imbottito di psicofarmaci, sebbene fosse ferito dall’aggressione e
riportasse tracce di sangue nelle urine. La terapia però non ha
funzionato (o ha funzionato troppo): Giuseppe è morto il 22 giugno per
“tromboembolia venosa”. In realtà è morto di “guerra all’abusivismo” e
di “battaglia per la legalità”.

Lo strumento
con cui lo stato lo ha ammazzato si chiama psichiatria e, al contrario
di quanto si pensa, non ha niente a che vedere con la medicina. È una
pratica poliziesca: non esiste disciplina medica che preveda cura
contro la volontà del paziente. Chi è fuori dai limiti imposti
dall’autorità viene eliminato. Ma gli sbirri moderni qualche volta,
anziché piantarti una palla in fronte, si travestono da medici e ti
“curano” dalla tua “pazzia”. Insomma li dovresti pure ringraziare.
Quell’ingrato di Giuseppe invece si agitava come un pazzo solo perché
dopo diecimila euro di multa lo immobilizzavano e lo caricavano di peso
su un’ambulanza. L’unica malattia che aveva era il non possedere una
licenza per vendere i suoi ortaggi. Vabbè si sono sbagliati,… però “la
gente si lamenta, non si trova parcheggio e i bottegai che vendono la
verdura in negozio si lamentano della concorrenza”, come ha detto
l’assessore alle politiche sociali di Quartu, De Lunas, a mo’di
giustifica. In altre parole, non era pazzo Giuseppe (e non ci sarebbe
niente di strano nell’ impazzire quando si è derubati ed aggrediti  da
uomini armati), però dava fastidio. Questa è la psichiatria: non ne
esiste una buona! Levate allo psichiatra il potere della violenza ed
una persona indifesa da “curare” e non vi resterà che l’intolleranza di
un uomo rispetto a certi comportamenti, rivestita di teorie
pseudoscientifiche (più o meno tante quanti sono gli psichiatri).

Se
credete che la faccenda non vi riguardi perché siete delle persone per
bene che non mostrano segni di squilibrio date uno sguardo al sito www.aifa.it
dell’Associazione Italiana Famiglie ADHD. Si tratta di un associazione
che promuove l’applicazione di trattamenti psichiatrici sui bambini
diagnosticati afflitti da Attention Deficit Hyperactivity Disorder. Sul
loro sito si legge che i malati “sono alcuni di quei bambini che
troviamo alle feste dei nostri figli, nei bus o sul treno, nelle scuole
o per la strada e che si mostrano continuamente agitati, in continuo
movimento, che non riescono a stare mai fermi, che si dimenano
continuamente e che i genitori trovano grande difficoltà a tenere
"buoni". Quando, poi, iniziano a frequentare la scuola sono quei
bambini che le insegnanti non vorrebbero mai tenere: si alzano
continuamente dal loro posto, danno fastidio ai compagni, non riescono
a svolgere i compiti assegnati e finiscono spesso per cambiare banco,
classe e talvolta scuola”. Ma l’AIFA ci spiega che “in realtà questi
bambini non hanno nessuna colpa, né tanto meno i loro genitori che
invece vengono spesso additati come incapaci a svolgere bene il proprio
ruolo di educatori. Se il bambino risponde ad una serie di criteri
clinici ben definiti dal mondo scientifico la loro è una vera patologia
organica e come tale meritevole di una precisa terapia. Solo con
l’ausilio di una giusta terapia i bambini cambieranno radicalmente il
loro modo di vivere e tutti, genitori, insegnanti, compagni ma
soprattutto il bambino, potranno finalmente cogliere la bellezza di una
vita normale”.
È un ottimo esempio di come funziona la psichiatria:
si teorizza che un certo comportamento è malato spiegando quanto è
fastidioso per la brava gente, si giustifica la violenza subita dal
paziente col fatto che il malato non è in grado di conoscere cosa è
bene per lui e quindi la sua volontà non conta niente, si parla spesso
in nome del bene di tutti. Nel mondo 17 milioni di bambini sono
diagnosticati afflitti da "disturbi mentali" e subiscono trattamenti
farmacologici a base di stimolanti simili alla cocaina o di potenti
antidepressivi, con quasi 400 morti correlate al trattamento. In Italia
numerosi progetti pilota psichiatrici (www.fdarianna.it/progetto%20prevenzione.htm)
proliferano da alcuni anni nelle scuole, trasformando gli insegnanti in
segnalatori di bambini a partire dai cinque anni: test a risposta
multipla rivelano patologie come l’ADHD o comunque legate al rendimento
scolastico e causano la consegna del bambino nelle mani della
psichiatria. Tutto ciò per la gioia delle case farmaceutiche e di
persone come il pediatra napoletano Raffaele d’Errico, fondatore
dell’AIFA. Sul sito si trova la pubblicità del suo studio pediatrico e
le sue referenze di uomo di fede, tra cui spicca un video in cui
presenta l’AIFA nientemeno che a Carol Woytila. Molto significativo:
psichiatria e religione non possono che andare d’accordo. Entrambe
teorizzano un uomo perfetto e inducono l’individuo ad annullarsi, nel
tentativo di raggiungere questo mostruoso ideale. Esisteranno finché la
vita sociale si svolgerà in base alle decisioni prese da pochi che, per
realizzare i propri piani (magari pieni di buone intenzioni), hanno
bisogno di burattini privi di volontà. A noi spetta tentare di
conservare l’umanità che quotidianamente tentano di strapparci.


Gli anarchici e le anarchiche dell’Ateneo Libertario di Napoli

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