Un’intera nazione, i più illustri intellettuali,
tutti intenti in questi giorni a spiegare che, dalle nostre parti, non
è possibile vivere perché c’è troppa violenza e quindi ci vorrebbero
l’esercito e polizia ad ogni angolo di strada. Nessuno che faccia
notare come esercito e polizia siano direttamente coinvolti nel
controllo del mercato dell’eroina che qui a Napoli, come in Afghanistan
dove sono in “missione umanitaria”, rappresenta un’enorme fetta del
sistema economico che essi devono difendere. E hanno il coraggio di
parlare di “arretratezza culturale” questi difensori di una “cultura
democratica” che trasforma il significato delle parole: il fascismo è
una libera opinione, le leggi razziste si chiamano “controllo dei
flussi migratori”, i mercenari sono patrioti o addirittura “martiri” e
la guerra è un’“operazione di pace”.
A
Benevento qualche voce è uscita fuori dal coro: i soliti anarchici,
che non accettano l’idea di considerare “ordine” questo stato di
guerra permanente e, quindi, sostengono la necessita della rivolta. Il
fatto che la loro voce metta in discussione il potere di chi comanda
e, di conseguenza, quello dei propri servi in divisa, li espone al
naturale bersaglio della repressione. I tutori dell’ordine, che per
giuramento non dovrebbero pensare con la propria testa ma solo
obbedire, forse hanno dimenticato questa regola militaresca e si sono
sentiti coinvolti in prima persona da quanto i nostri compagni hanno
fatto: gli ultimi due episodi sono la contestazione di una parata
fascista in ricordo della marcia su Roma e l’espressione del proprio
antimilitarismo anarchico attraverso il ricordo di Augusto Masetti,
anarchico disertore che i padroni hanno subito provveduto a cancellare
per sempre da tutti i libri di storia. Costui nel 1911 preferì
rivolgere la canna del suo fucile contro il colonnello Stroppa che lo
comandava anziché andare ad ammazzare in Libia per gli interessi del
colonialismo italiano. I compagni beneventani hanno voluto ricordarlo
nel giorno in cui le forze armate celebravano l’ideale patriottico che
condusse alla prima guerra mondiale, terminata il 4 novembre del 1918.
Niente di strano se chi è orgoglioso di servire le stesse istituzioni
che continuano a seminare morte sul pianeta a quasi un secolo di
distanza, si sia un po’ risentito. Seguendo, perquisendo, minacciando
e sequestrando i nostri compagni non hanno fatto altro che il lavoro
per cui sono pagati, nel modo abituale. Niente da dire a questa
gente. Agli altri, che sappiano che nella città di Benevento, come in
tutte le altre città, qualcuno si guadagna da vivere minacciando
giovani liberi di “farli piangere” e tentando di isolarli dai propri
affetti terrorizzando coloro che hanno il solo torto di essere amici
o conoscenti degli anarchici. Si sappia che, ancora oggi, si può
finire in questura, identificati con foto segnaletiche ed impronte digitali,
con l’accusa di stampa clandestina. Simili ridicole accuse, come
quella di “cambio della toponomastica cittadina”, sono state usate per
intimorire i compagni ed indurli al silenzio. Chi utilizza metodi
terroristici e camorristici, potrà mai risolvere per voi il problema
del terrorismo o della camorra? Se ammettiamo che non possono
difenderci militari né altre forme di supereroi, chi è in diritto di
sentirsi estraneo alla miseria e alle ingiustizie che ci circondano?
Che ognuno risponda a queste domande dinnanzi alla sua coscienza ed
agisca di conseguenza.
Noi anarchici, non abbiamo dubbi. Saremo
sempre dalla parte di chi si ribella all’autorità che l’opprime e
faremo della sua lotta la nostra lotta. Per questo, avremo sempre
“compagni che si uniranno a noi senza prestare giuramento ad alcuna
bandiera”.
Ateneo Libertario, spazio anarchico – Napoli
Unione Sindacale Italiana – Campania
Organizzazione AnarcoComunista Napoletana – F.A.I.
Individualità anarchiche di Acerra
Individualità libertarie irpine